La sentite anche voi questa atmosfera glamour da tappeto rosso? È perché siamo in clima da Oscar 2022: il 27 marzo al Dolby Theatre di Los Angeles si terra la 94ª edizione degli Academy Awards. Per le nomination e i pronostici, vi invitiamo su Silenzioinsala.com, dove parliamo di tutto questo e molto altro. Qui, invece, eccomi a rispondere a una domanda che - forse - vi sarete già fatti guardando le nomination agli Oscar: qual è la differenza tra sceneggiatura originale e non originale? E cosa vuol dire "adattare" una sceneggiatura? Ve lo racconto in questo articolo.
Sceneggiatura originale vs sceneggiatura “non originale”
Il Premio Oscar alla migliore sceneggiatura originale, Academy Award for Best Original Screenplay, premia autori e autrici che hanno scritto un copione basato su materiale mai pubblicato prima né come romanzo né come drammaturgia teatrale né, ovviamente, come soggetto cinematografico. Esempi di film premiati in questa categoria sono Thelma & Louise, Pulp Fiction, American Beauty, Una donna promettente.
L’Oscar alla migliore sceneggiatura “non originale”, nella nostra dicitura italiana, trasmette un’idea decisamente equivoca di quale sia il reale significato di questa categoria e, forse, porta avanti il falso mito che adattare una sceneggiatura sia meno impegnativo che scriverne una da zero. Non è vero per niente! È più facile capire di che cosa si tratta veramente, partendo nome in inglese, Academy Award for Best Adapted Screenplay: è il Premio assegnato allo scrittore o alla scrittrice di una sceneggiatura adattata sullo schermo partendo da un altro testo; un romanzo, uno spettacolo teatrale, il soggetto di un videogioco oppure un altro film (nel caso di sequel e reboot). Non è per niente facile adattare una sceneggiatura, basti pensare a quali capolavori hanno vinto nella storia: Il dottor Živago, Il silenzio degli innocenti, Il Signore degli Anelli, Non è un paese per vecchi.
Che cosa vuol dire adattare una sceneggiatura?
Quali sono i passi da compiere per adattare una sceneggiatura. Intanto acquisire i diritti dell’opera, il che è un’operazione tutt’altro che facile senza una produzione alle spalle! Certo, esistono casi di autori che hanno messo docilmente la propria opera nella mano di un professionista del cinema: è il caso di Stephen King, che ha affidato il suo racconto Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank a Frank Darabont, che ne ha tratto la sceneggiatura di Le Ali della Libertà. Uno dei migliori adattamenti cinematografici che mi viene in mente. Ma quasi sempre succede che sono i produttori a manifestare il proprio interesse per un libro e ad aggiudicarsene i diritti.
Portare al cinema una storia già scritta è un’impresa molto più difficile di scrivere una sceneggiatura originale. Vuol dire confrontarsi con il soggetto di qualcun altro, con la voce di qualcun altro. E, soprattutto, confrontarsi con le aspettative dei lettori. Io, per esempio, che amo i libri e il teatro quanto il cinema, sono tra le più feroci critiche di sceneggiature adattate: gli ultimi mal di pancia sono stati Piccole Donne di Greta Gerwig e Cyrano di Joe Wright.
Adattare una sceneggiatura vuol dire interpretare
Se già è difficile cimentarsi con la riscrittura di una sceneggiatura cinematografica, ossia con un testo che nasce per lo schermo (pensate alle critiche feroci che piovono sui rifacimenti dei film), immaginate cosa vuol dire confrontarsi con un altro medium. L'adattamento di un testo teatrale richiede tanta immaginazione, ma il passaggio da carta a schermo si chiama “riduzione” non a caso: il materiale di partenza, è inevitabile, da libro a film subisce grossi tagli e trasformazioni.
Quando si parla di trasposizioni, c'è una cosa che non dobbiamo dimenticare: il lavoro di adattamento è sempre un lavoro di interpretazione. Quando mi approccio a una sceneggiatura adattata, quello che io spero sempre - da lettrice e spettatrice - è che la versione cinematografica rispetti l’architettura della storia e mantenga l’intenzione profonda di chi l’ha ideata in origine. Quando mi sono trovata a trasporre il soggetto di qualcun altro, ho innanzitutto ascoltato la sua storia: in che modo me la raccontava, quali erano le cose più importanti per l'autore, dove voleva che questo racconto andasse. Tutte le storie richiedono rispetto assoluto, ma quelle che gli altri ci mettono in mano... ancora di più.
Siete ancora convinti che sia più facile adattare che scrivere una sceneggiatura da zero? Mi sa di no. Quindi, non siate timidi: se avete una storia nel cassetto che desiderate diventi un film, contattateci: non vediamo l’ora di leggerla.
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