Che cosa si intende per cinema indipendente? Un film è indie quando viene prodotto dai suoi autori, registi o sceneggiatori; dagli attori che vi prendono parte o da privati. Ma una produzione è indipendente anche quando non è supportata da major – Warner, Disney o, in Italia, da Rai e Sky Cinema – e se, di conseguenza, i suoi mezzi sono limitati. Un altro fattore che caratterizza il cinema indipendente è la libertà espressiva e creativa di cui godono i suoi autori: sempre più spesso, infatti, anche registi e sceneggiatori affermati scelgono la via dell’indie per potere dire quello che vogliono senza condizionamenti. Nelle prossime righe vi parliamo di cinema indie: cos’è, chi lo fa, da dove iniziare.
Come nasce il cinema indipendente
Nel volume Storia del Cinema e dei Film, di David Bordwell e Kristin Thompson, si nomina la IMP - Independent Motion Picture Corporation, fondata nel 1909 da Carl Laemmle, come l’inizio del cinema indipendente. Poco importa se da questa piccola società è nata poi Universal. Oggi sono considerati produttori indipendenti Focus Features, Sony Pictures, Magnolia, Miramax Films; in Italia Cattleya, Fandango, Lucky Red, Mikado, Officine UBU, Sacher Film. Capite, quindi, che cinema indipendente non è sinonimo di cinema d’autore né di piccola produzione squattrinata. Eppure, oltre ai (grandi) nomi citati, esiste anche il cinema davvero indipendente: realtà che producono e distribuiscono i loro film in pochi paesi, senza grandi campagne di marketing, provando a guadagnare attraverso le prime proiezioni al cinema.
A livello internazionale, rileggendo la storia del cinema, un autore simbolo dell'indie è Gus Van Sant. I suoi primi film rispondono perfettamente alla definizione classica di "indipendente": poco budget, massima libertà espressiva, attori e collaboratori scelti dal regista tra i suoi amici. Direte voi: «Siamo bravi tutti avendo tra gli amici Matt Damon, Ben Affleck e Keanu Reeves». Avete ragione, nella vita la compagnia giusta fa la differenza.
È anche vero, però, che molti degli attori che hanno lavorato con Gus Van Sant, agli esordi, non vantavano della fama di cui godono oggi. Tra i suoi primi film indie ci sono Mala Noche, Drugstore Cowboy, My own Private Idaho. Ma anche pellicole di maggiore successo, come Elephant, rientrano ancora in questa definizione. Nel 1997, con Good Will Hunting, Gus Van Sant approda al cinema mainstream, ottenendo successo di pubblico e critica, nonché il Premio Oscar per la Migliore Sceneggiatura e Miglior Non Protagonista a Robin Williams. Eppure, lungo la sua carriera, il regista ha continuato ad alternare questi due approcci cinematografici. E, come lui, sono numerosi gli autori e le autrici che oscillano tra indie e mainstream: da Michael Gondry (all’epoca di Eternal Sunshine of a Spotless Mind, quasi sconosciuto) a Greta Gerwig.
Attori e attrici di grande successo continuano ad amare e a recitare in film indie - Jim Carrey, Leonardo Di Caprio, Meryl Streep - e sappiamo che è stato Robert Redford a fondare il Sundance Film Festival, la più celebre rassegna di film indipendenti insieme al Tribeca Film Festival, fondato (tra gli altri) da Robert De Niro.
Cinema indipendente italiano
Partendo dalla definizione data nei paragrafi sopra, potremmo affermare che tutto il cinema italiano… è indipendente. Semplicemente perché nel nostro Paese non esistono delle vere e proprie major. Va anche detto che, proprio in questi ultimi anni, produzioni di grande successo come Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out di Gabriele Mainetti hanno reso popolare un approccio cinematografico che deve molto all’indie. Per essere coerenti con quanto detto finora, però, consideriamo il cinema indipendente italiano come quello che sta fuori dal circuito mainstream, che in sala ci va limitatamente (quindi escludiamo Mainetti) e che ha la sua peculiarità nell'essere low budget, nelle tematiche e nei generi affrontati.
Nel mondo indie si possono raccontare storie che su altri canali non passerebbero, perché slegate da logiche di budget, in piena libertà creativa. Ecco allora un road movie come Il metodo Kempinsky di Federico Salsano o un ritratto dell’ndrangheta come in Anime Nere di Gioacchino Criaco. Essere indipendenti vuol dire anche essere disposti a staccarsi dai trend del momento e fare cinema secondo propria sensibilità e gusto: come Matteo Scarfò e il suo L'ultimo sole della notte, postatomico sul modello del cinema sci-fi low budget anni 70.
Cinema indipendente e streaming
«Nascono nuove opportunità per i filmmaker indipendenti. Le piattaforme di streaming sono aperte a tutti e rappresentano una nuova inclusività nel mondo del cinema»: a dirlo non è il CEO di Netflix, ma Peter Baxter, fondatore dello Slamdance Festival, creato nel 1995 per dare una chance a tutti i film indie scartati dal Sundance. Insomma, uno che di cinema indipendente ne sa qualcosa.
Oggi siamo di fronte a una grande contraddizione: lo streaming, gestito da vere major come Netflix, Amazon e Disney, offre al cinema indipendente la vera occasione? Se spulciate nel catalogo di questi servizi, infatti, al netto di numerosi blockbuster, trovate produzioni che difficilmente avremmo visto in sala: dal già citato L'ultimo sole della notte di Matteo Scarfò (Prime Video) a Ultras di Francesco Lettieri (Netflix), dai film dei fratelli Safdie su Netflix a quelli dei fratelli D’Innocenzo su Prime Video. E come non citare piattaforme particolarmente votate all’indie come Hulu e Mubi.
Insomma, lo avete capito: uno degli aspetti più interessanti del cinema indipendente è il suo essere una creatura viva, in divenire costante. Adesso che vi siete fatti un’idea sul cinema indie, a iniziare da che cos’è, sapete che la vostra idea può diventare realtà: non servono budget illimitati o grandi produzioni in presenza di una buona storia. Se hai un soggetto che pensi possa diventare un cortometraggio, un documentario o un lungometraggio, contattaci. Ti aiuteremo a mettere in piedi una produzione. Rigorosamente, indie.
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